Sistemi collaborativi per un futuro sostenibile: metodologie ed esempi concreti
Il 6 ottobre scorso abbiamo avuto la possibilità di incontrarci online per parlare dell’importanza della collaborazione per la creazione e lo sviluppo di progetti sostenibili.
Perché questo evento.
I recenti eventi legati al Covid ci hanno fatto ritrovare uniti, durante la fase dura dell’emergenza e del confinamento. Ma la crisi che ne è conseguita e che è stata aggravata dai conflitti bellici in corso ha però visto un riemergere di necessità individuali, di paure, di crisi d’identità che hanno spinto molte persone ad abbandonare i progetti comuni e le collaborazioni.
In molti si stanno chiudendo nella loro torre. Parliamo di persone e di conseguenza di aziende, associazioni ed enti pubblici, che sono il prodotto dell’azione e della volontà delle persone che vi lavorano, e che rappresentano quindi la conseguenza delle loro decisioni, prese anche sulla base di sentimenti e stati d’animo.
Nel frattempo ci troviamo davanti una serie di obiettivi da raggiungere che non costituiscono più una scelta ma anzi una necessità ed un’urgenza.
Per raggiungerli dobbiamo obbligatoriamente sviluppare la nostra capacità di lavorare insieme, capacità che in quanto essere umani è radicata nella nostra storia e nel nostro DNA: dalle tribù, ai villaggi, arrivando fino alla vita di vicinato che è esistita fino a qualche anno fa ma che sta progressivamente scomparendo a causa dei ritmi attuali e dei cambiamenti di vita continui a cui siamo sottoposti.
Siamo animali sociali fatti per vivere all’interno di famiglie, gruppi, comunità.
Ed in quest’ottica è importante non dimenticare che il lavoro di squadra è quello che ci consente di raggiungere qualunque obiettivo comune in modo più rapido, efficace, condiviso e duraturo.
Cos’è il Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso dall’Asvis
L’evento è stato inserito nell’ambito del Festival per lo Sviluppo Sostenibile 2022 promosso dall’Asvis
“L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) è nata il 3 febbraio del 2016, su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarli alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals).” (fonte: Asvis)
“L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile è organizzata in aree di lavoro, all’interno delle quali operano specifici team di collaboratori coordinati da un responsabile. Lo stile di lavoro è quello di una struttura “agile” che opera sulla base di progetti condivisi da più soggetti, anche di più aree. Il ruolo svolto dal coordinatore e il dialogo continuo tra responsabili assicurano l’efficacia e la sinergia del lavoro svolto. I Senior experts forniscono un supporto strategico orientato al miglioramento della qualità dell’azione dell’Alleanza e coordinano progetti chiave.” (fonte: Asvis)
L’Alleanza riunisce attualmente oltre 300 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile, quali:
- associazioni rappresentative delle parti sociali (associazioni imprenditoriali, sindacali e del Terzo Settore);
- reti di associazioni della società civile che riguardano specifici Obiettivi di sviluppo sostenibile (salute, benessere economico, educazione, lavoro, qualità dell’ambiente, uguaglianza di genere, ecc.);
- associazioni di enti territoriali;
- Università e centri di ricerca pubblici e privati, e le relative reti;
- associazioni di soggetti attivi nei mondi della cultura e dell’informazione;
- fondazioni e reti di fondazioni;
- soggetti italiani appartenenti ad associazioni e reti internazionali attive sui temi dello sviluppo sostenibile.
Riguardo al Festival dello Sviluppo sostenibile:
«Giunto alla sua sesta edizione, il Festival dello Sviluppo Sostenibile è la più grande iniziativa italiana per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, diffondere la cultura della sostenibilità e realizzare un cambiamento culturale e politico che consenta all’Italia di attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e centrare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). In 5 anni sono stati realizzati più di 3500 eventi tra convegni, seminari, workshop, mostre, spettacoli, eventi sportivi, presentazioni di libri, documentari e molto altro ancora. » (Fonte: Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022)
L’edizione 2022 del Festival si è tenuta dal 4 al 20 ottobre, in presenza e online, su tutto il territorio italiano e nel mondo.
Il mio collaboratore durante l’evento: Matteo Lascialfari
Nello svolgimento dell’evento del 6 ottobre ho avuto il piacere di essere assistita dal mio aiutante, co-host, moderatore, tecnico e chi più ne ha più ne metta: Matteo Lascialfari.
Matteo Lascialfari, 36 anni e originario di Firenze, è residente in Francia da 7 anni.
E’ consulente in Scienze Umane e Sociali, con un focus particolare sui temi legati alla sostenibilità.
La partecipazione civica, il volontariato, il militantismo politico, fanno parte della sue esperienze più formative, sia in Italia che in Francia.
Da emigrato, ha potuto scoprire quanto l’associazionismo possa essere uno strumento potente di partecipazione e di integrazione nel paese di accoglienza, oltre che di sviluppo personale in un contesto di azione collettiva.
La premessa
Abbiamo iniziato l’evento con una premessa necessaria.
La sostenibilità investe tre aspetti diversi e complementari:
- Il pianeta (l’ecologia)
- La persona (l’aspetto sociale)
- Il profitto (l’aspetto economico).
La collaborazione nei progetti sostenibili interessa tutti questi tre aspetti ed ha un impatto su ognuno di loro ed in combinazione fra loro.
Perché la collaborazione è importante
Iniziamo con il dire che la collaborazione è l’oggetto dell’Obiettivo 17 indicato dall’ONU fra gli obiettivi sostenibili.
L’oggetto di questo obiettivo è quello di rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile
«Per avere successo, l’agenda per lo sviluppo sostenibile richiede partenariati tra governi, settore privato e società civile. Queste collaborazioni inclusive, costruite su principi e valori, su una visione comune e su obiettivi condivisi, che mettano al centro le persone e il pianeta, sono necessarie a livello globale, regionale, nazionale e locale.» (fonte: ONU)
In questo senso è necessario «incoraggiare e promuovere partnership efficaci nel settore pubblico, tra pubblico e privato e nella società civile basandosi sull’esperienza delle partnership e sulla loro capacità di trovare risorse» (fonte: ONU)
I punti a favore della collaborazione
- Obiettivi comuni possono essere raggiunti solo attraverso un lavoro di squadra.
- Learning by doing together: sui temi della sostenibilità impariamo sperimentando, insieme; non esiste manuale che possa sostituire il lavoro di gruppo.
- Risparmiare tempo e denaro! E’ necessario sottolineare l’importanza della condivisione della conoscenza, delle esperienze, dei risultati raggiunti, degli errori commessi, delle occasioni di miglioramento, al fine di ottimizzare i nostri sforzi.
- Evitare le sorprese! Ascoltare gli stakeholders (ovvero tutti coloro (enti, attività, persone fisiche ecc.) che vengono a vario titolo impattati da un certo tipo di attività) è fondamentale e lavorare con loro per il miglioramento del progetto è necessario, anche al fine di limitare i rischi ed in ogni caso per ottenere spunti di miglioramento. Potete trovare maggiori informazioni sul ruolo degli stakeholeders qui)
- La collaborazione alimenta la costruzione di una coscienza comune e lo sviluppo del senso di solidarietà.
Tradurre gli obiettivi nazionali ed internazionali per applicarli sul territorio
Le indicazioni internazionali e nazionali in termini di sostenibilità devono essere poi tradotte per la loro applicazione sul territorio locale. Ciò comporta la necessità di prendere in considerazione diversi aspetti:
- Il contesto locale nei suoi vari aspetti: geografia, lingua, demografia, composizione sociale etc.
- Il contesto economico, sociale, culturale e le sue dinamiche.
- La valutazione sulla fattibilità e la compatibilità del progetto con il territorio.
- Considerare il rapporto fra la cultura locale e le necessità del progetto ed includerne la valutazione nell’analisi di fattibilità e di rischio.
- La disponibilità e la capacità di ascolto delle istituzioni locali nonché degli attori privati.
- Il coinvolgimento della cittadinanza, la sua disponibilità e collaborazione per portare a termine il progetto.
- Strutturare il progetto fin dall’inizio in un’ottica di rendicontazione dei risultati ottenuti e della loro trasmissione agli enti competenti.
Collaborare, sì ma come?
Esistono diversi modi per instaurare un processo di collaborazione nella conduzione di un progetto sostenibile. La scelta dipende principalmente dagli attori coinvolti e dal loro settore di attività (pubblico, privato, associazione, ente partito politico ecc.
Ecco alcuni esempi.
La Democrazia Partecipativa è utilizzata per associare i cittadini al processo di decisione politica (più avanti nell’articolo vedremo di cosa si tratta nel dettaglio).
I Sistemi Associativi sono sistemi di collaborazione che svengono creati tramite l’associazione spontanea fra cittadini per lo sviluppo di un progetto comune (vedremo degli esempi).
La Partecipazione Politica resta uno dei metodi collaborativi più efficaci; negli anni la sua percezione è cambiata, a seguito purtroppo di numerose inchieste e scandali, assumendo a volte caratteristiche negative agli occhi dei cittadini. Resta indubbiamente uno dei modi migliori per condividere la propria opinione con chi poi dovrà rappresentarci nell’ambito delle istituzioni politiche.
Diversi tipi di Partenariati e Collaborazioni vengono messi regolarmente in atto per il raggiungimento di obiettivi comuni e sostenibili. Questi accordi possono essere fatti fra diversi settori di attività: pubblico-privato, fra enti pubblici, fra aziende private, con le associazioni.
Non va dimenticato il ruolo delle Imprese Sociali nell’alimentare diversi tipi di sistemi collaborativi:
“Possono acquisire la qualifica di impresa sociale tutti gli enti privati che esercitano in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, adottando modalità di gestione responsabili e trasparenti e favorendo il più ampio coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e di altri soggetti interessati alle loro attività;
non possono acquisire la qualifica di impresa sociale le società costituite da un unico socio persona fisica, le amministrazioni pubbliche, e gli enti i cui atti costitutivi limitino l’erogazione dei beni e dei servizi in favore dei soli soci o associati;
agli enti religiosi civilmente riconosciuti queste norme si applicano a particolari condizioni;
le cooperative sociali e i loro consorzi, acquisiscono di diritto la qualifica di imprese sociali.” (Fonte: lavoro.gouv.it)
Vedremo degli esempi di questo tipo di attività nel proseguo dell’articolo.
Alcuni Sistemi di collaborazionevengono creati direttamente dalle pubbliche amministrazioni: parliamo di bacini, aree vaste, aree metropolitane, collaborazioni fra istituzioni confinanti o con progetti affini, manifestazioni, iniziative divulgative, iniziative dedicate alle strutture di pubblica istruzione, concorsi di idee ecc.
Ci sono poi Iniziative di collaborazione che vengono lanciate da aziende private attraverso la pubblicazione di manifesti, l’organizzazione di conferenze, iniziative interne all’azienda, iniziative per sensibilizzare il pubblico e/o informare e coinvolgere la clientela ecc.
Con quali metodi si può facilitare la collaborazione?
Alcuni esempi:
- Tutte le metodologie che fanno capo all’Intelligenza collettiva di cui parleremo in seguito.
- Sondaggi, per avere indicazione su pareri, desideri, richieste di un gruppo o della cittadinanza.
- Raccolte di firme a favore di una causa comune, per richiedere aiuto, per segnalare un problema, un disservizio, un’ingiustizia.
- Promozione della cittadinanza attiva: in generale, tutte le azioni promosse da parte di un ente o amministrazione locale per promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita civile e della comunità, e per favorire il loro impegno in attività di interesse generale (diritti, beni comuni, miglioramento sociale).
- Volontariato : si tratta di allargare il cerchio della condivisione di un progetto o di un obiettivo coinvolgendo persone pronte ad offrire il proprio tempo o le proprie competenze, per una causa comune o per sopperire ad un bisogno diffuso o puntuale; parliamo di bisogni di tipo sociale, economico, sanitario, di attività di protezione civile, a favore salvaguardia dei diritti ecc.
- Divulgazione : da modo di raccogliere spunti ed informazioni e di stimolare la discussione su tematiche di interesse comune.
- Possibilità di comunicazione diretta fra cittadini ed enti permette al cittadino di trasmettere all’amministrazione locale opinioni, segnalazioni, reclami, proposte, richieste ecc.; spesso costituisce il primo passo verso lo sviluppo di un progetto comune.
Passiamo ora ad analizzare nel dettaglio alcuni dei concetti che abbiamo espresso finora.
Intelligenza collettiva
L’intelligenza collettiva si ottiene utilizzando pratiche di gestione di gruppo che combinano la sinergia fra le persone coinvolte e l’armonia nella loro relazione.
Tramite l’intelligenza collettiva si mettono in opera strumenti, metodi e processi che puntano a far emergere un risultato o una decisione in grado di rappresentare proporzionalmente i concetti espressi da ciascuno dei partecipanti.
L’intelligenza collettiva permette di arrivare ad esprimere saperi e conoscenze che sarebbero altrimenti rimasti nascosti all’evidenza, attraverso il confronto e la dinamica di gruppo.
Permette inoltre di elaborare un prototipo di decisione e di studiare le conseguenze positive e negative di ogni sua versione.
Si può dire che ha luogo un processo di intelligenza collettiva se esistono le condizioni necessarie perché un gruppo produca lavorando insieme una quantità di valore maggiore a quella che potrebbe essere prodotta da ogni singolo individuo (1 + 1 = 3)
Alcuni esempi di Intelligenza collettiva.
Il Design Thinking
E’ un sistema di sviluppo di progetto che prevede un lavoro di gruppo basato sul contributo specifico di ogni partecipante.
Si definisce il punto di vista dell’utilizzatore del servizio o del prodotto oggetto del processo di design e sulla base di questo si lancia una fase creativa di gruppo per lo sviluppo di una soluzione.
Questa soluzione viene prototipizzata, cioè definita ad un livello iniziale ma sufficiente per essere testata.
Si analizzano poi i risultati di questo test e si decide se il prototipo dell’idea è pronto per essere affinato o se si deve procedere con una nuova fase di definizione, creazione e prototipizzazione.
Mind Mapping
Si tratta di un metodo che può essere utilizzato sia dai singoli che da gruppi e comporta la rappresentazione visiva degli argomenti espressi.
Si parte da un obiettivo o da una tematica e se ne sviluppano i differenti aspetti disegnando le ramificazioni successive dei vari concetti fino a costruire una sorta di albero.
L’utilizzo degli elementi grafici può essere d’aiuto per individuare e descrivere efficacemente i diversi concetti.
Il tema principale viene suddiviso in diverse sezioni di analisi che danno lo spunto per un’analisi ed una ramificazione. Il processo continua fino ad esaurimento degli argomenti.
Climate Fresk, in francese “la Fresque du Climat”.
https://youtu.be/H481FtEZCYU (video condiviso durante l’evento)
Si tratta di un movimento nato in Francia e divenuto un’organizzazione non governativa nel 2018.
L’associazione ha creato un sistema di workshop collaborativi basati su tematiche scientifiche; l’obiettivo di queste attività è di far capire ai partecipanti le cause e le conseguenze del cambiamento climatico.
L’attività dura 3 ore, per lo svolgimento dell’attività vengono messe a disposizione 42 carte ed è presente un facilitatore che ha il compito di accompagnarne lo svolgimento.
Il facilitatore è una persona formata dall’associazione per l’animazione di queste attività.
Si tratta di una forma di gioco didattico che ha visto una crescita esponenziale negli ultimi 2 anni e che si è diffusa in 45 paesi.
La democrazia partecipativa
Si tratta di un insieme di dispositivi, politiche, procedure che mirano ad associare i cittadini al processo di decisione politica.
Questa partecipazione può essere più o meno diretta, più o meno inclusiva, più o meno strutturata ma ha comunque l’obiettivo di rinforzare la legittimità e l’efficacia dell’azione pubblica.
Il termine “democrazia partecipativa” è nato negli anni ‘60 negli Stati Uniti ed ha iniziato ad essere utilizzato in Europa a partire dalla fine degli anni ’90 attraverso l’operato di alcune organizzazioni internazionali come la Banca Mondiale.
La crescente sfiducia dei cittadini verso le istituzioni politiche, le mutazioni nella composizione socio-culturale della popolazione e l’avvento dei social media hanno contribuito a cambiare il contesto della decisione politica e obbligato a ripensare il ruolo dell’azione pubblica.
La democrazia partecipativa permette di assicurare a monte la legittimità delle decisioni prese dalle amministrazioni attraverso la condivisione con la cittadinanza del processo decisionale passando per attività di consultazione e di gruppo che contribuiscono a definire la decisione finale.
Democrazia partecipativa: esempi dalla Francia
Durante l’evento abbiamo preso ad esempio le attività messe in opera Comune di Antony (Dipartimento dell’Alta Senna, Regione Ile-de-France, Francia); situato a sud della città di Parigi, il suo territorio conta circa 60.000 abitanti.
Negli ultimi anni la municipalità organizza regolarmente delle Consultazioni della cittadinanza per la sistemazione di quartieri, strade, parchi: durante l’evento abbiamo visto insieme l’esempio del progetto di risistemazione del Parc Heller. Al fine di prendere decisioni condivise sulla risistemazione del parco, il comune ha messo in atto una consultazione preventiva tramite una pagina internet contenente informazioni sulla storia del parco, sul suo ecosistema, sulla sua struttura attuale; l’utente veniva guidato ad esplorare le diverse tematiche coinvolte, al fine di acquisire gli elementi necessari ed arrivare a condividere la propria opinione sulle attività da realizzare attraverso un questionario.
In diversi comuni francesi, dalla grande Parigi fino a comuni più piccoli come quello di Antony, si fa regolarmente ricorso al Budget Partecipativo. Si tratta di un’iniziativa potenzialmente realizzabile da qualsiasi comune: una parte del budget annuale della municipalità viene riservato alla realizzazione di una serie di progetti proposti dai cittadini e selezionati da una commissione apposita.
L’ultima edizione per il comune di Antony ha avuto luogo nella primavera 2021 ed ha avuto come tema lo sviluppo sostenibile.
La prima parte della consultazione ha riguardato la selezione delle tematiche sostenibili da affrontare.
Dopodiché è stata aperta la presentazione dei progetti da parte dei cittadini, tramite la relativa piattaforma online. Chiaramente il comune ha fornito tutta una serie di linee guida e di informazioni; sono state inoltre svolte delle riunioni informative online durante le quali un facilitatore professionista ha proposto delle attività di intelligenza collettiva al fine di far proporre ai partecipanti delle idee e di valutarne insieme la fattibilità.
Una volta presentati i progetti sulla piattaforma online, i cittadini hanno avuto la possibilità di votare a favore o contro i vari progetti.
Successivamente una commissione ha valutato la fattibilità ed ammissibilità dei vari progetti e ne ha selezionati alcuni per la realizzazione.
I progetti selezionati vengono poi realmente realizzati e nel minor tempo possibile; le tempistiche chiaramente variano a seconda della tipologia del progetto.
Un’impresa sociale nata per la collaborazione: Anna Conti
Di origini piemontesi, organizzatrice di eventi professionista, per più di 10 anni Anni Conti ha lavorato all’organizzazione di eventi commerciali ad altissimi livelli collaborando anche con manifestazioni di spicco al livello internazionale.
Nel 2010 per motivi personali si trasferisce in Germania e il suo lavoro subisce una vera e propria catarsi: le tematiche dei suoi eventi toccano argomenti basilari della sostenibilità: diritti sociali e di genere, ecologia, arte, integrazione fra i popoli, cultura e letteratura, emigrazione e molto altro.
La sua attività attuale ha scopo sociale ed è basata su una stretta collaborazione con enti pubblici, associazioni e privati sia in Germania che in Italia.
Durante l’evento Anna ci ha raccontato in diretta le sfide, le difficoltà e i successi del suo progetto, che potete consultare sul sito internet della sua impresa sociale Working in Projects.
Verde urbano commestibile
L’idea alla base del verde urbano commestibile è di inserire all’interno delle città delle installazioni di verde composte di piante commestibili, principalmente frutta, verdura e legumi.
Si tratta di attività che nascono e si svolgono in cooperazione spontanea all’interno della comunità e che, chiaramente, necessitano di una certa dose di organizzazione e di impegno per l’installazione ed il mantenimento delle piante.
I frutti e le verdure prodotti possono essere liberamente raccolte e mangiate dai passanti.
Fra gli obiettivi principali di questo tipo di attività collaborativa possiamo menzionare i seguenti:
- Stabilire un legame fra l’umano e l’ambiente, vivere in armonia con l’ecosistema.
- Nutrire la comunità in tutti i sensi, alimentare la convivialità.
- Avviare un processo di rivalorizzazione urbana di strade, quartieri, città intere.
- Sfatare il mito che frutta e verdure sono costosi.
- Aiutare e sostenere le persone e le famiglie in difficoltà.
- Vegetalizzare lo spazio pubblico.
- Lottare contro gli sprechi.
- Sviluppare la biodiversità.
- Associare la cura dell’ambiente naturale alla salute.
Verde urbano commestibile / Esempi
L’esempio principale che è stato citato durante l’evento riguarda la creazione degli Incredible edible nel Regno Unito (https://www.youtube.com/watch?v=T_IeNs_4zHY video condiviso durante l’evento).
Si tratta di un’iniziativa nata nel 2008 a Todmorden, su iniziativa di due cittadine, Pam e Mary.
Nel video proposto si racconta come l’avvento degli incredibili commestibili abbia trasformato l’aspetto e l’atmosfera della città tramite quello che i fondatori chiamano un “giardinaggio di propaganda”, che ha a sua volta generato una sorta di “turismo vegetale” con visitatori che arrivano da tutto il mondo per vedere le realizzazioni dei volontari di Todmorden ed ascoltare le loro storie ed informazioni.
Attraverso il racconto di Pam emerge la volontà dei cittadini di instaurare una conversazione riguardante tutta una serie di tematiche attuali relative al rapporto col verde e di farlo attraverso un linguaggio universale: quello del cibo.
La loro iniziativa ha reinventato il senso ed il funzionamento di una comunità intera. È nata in modo spontaneo senza chiedere autorizzazioni, senza fare un business plan o costruire una strategia ed ha appassionato da subito tutta la cittadinanza.
Fra le difficoltà maggiori incontrata dai fondatori c’è stata quella di convincere i concittadini a prendere liberamente la frutta e la verdura che crescevano, in quanto secondo la cultura britannica è inaccettabile toccare (figurarsi prendere) qualcosa che non è di tua proprietà.
Il progetto si basa su due principi fondamentali: la condivisione e l’investire nella gentilezza.
La condivisione promossa attraverso questa iniziativa avviene a vari livelli, non solo nella messa in opera dei contenitori di verde commestibile e nel loro mantenimento, o nell’organizzazione delle varie attività annesse, ma anche nel condividere frutta e verdura cucinandoli e condividendo i pasti.
Il progetto si è sviluppato ulteriormente con la creazione di una incredible edible green route, che porta i visitatori attraverso un sistema di orti e giardini all’interno della città.
I cittadini combattono inoltre gli sprechi alimentari e promuovono la produzione locale, come quella delle uova attraverso il progetto every egg matters che consente ai possessori di galline di offrire o vendere le loro uova all’ingresso dei loro giardini.
Si tratta di un movimento basato sull’aggregazione e l’inclusione: è per tutti, per tutte le età, le estrazioni sociali e le culture.
Il loro motto è “if you eat, you’re in” (se mangi, sei dei nostri).
Il progetto degli Incredible Edible ci aiuta a capire il potere delle piccole azioni, che nel loro caso hanno finito con il generare un movimento di tipo locale che si è sviluppato al livello mondiale.
La sua presenza si è sviluppata sensibilmente in Francia attraverso gli Incroyable Comestibles.
Attraverso questo link potete osservare lo Sviluppo a livello mondiale del movimento degli incredibili commestibili.
Orto Capovolto
Per l’evento del 6 ottobre scorso volevo proporre un esempio italiano di applicazione del principio del verde commestibile.
La mia ricerca mi ha portato a scoprire l’esistenza di Orto Capovolto, un’iniziativa unica nel suo genere, che rappresenta un ulteriore particolare sviluppo del concetto degli incredibili commestibili.
Orto Capovolto è una Cooperativa Sociale, gestita da un gruppo fondatoreche offre competenze specifiche e complementari in diversi settori: Architettura, Educazione Ambientale, Biologia e Nutrizione, Tecniche della Comunicazione.
L’offerta di servizi di Orto Capovolto è veramente a 360° con un approccio pedagogico e divulgativo che consente di spaziare dalla co-creazione di orti urbani, all’agricoltura, la formazione, l’organizzazione di eventi.
La valorizzazione del verde si combina con la sensibilità del design, ottenendo una combinazione di etica ed estetica mirata a concretizzare progetti ecologico-sociali.
Ogni progetto è svolto e co-costruito tramite una vasta ed intensa collaborazione: con privati, enti pubblici, università, associazioni ed altro ancora.
La rete dei Repair Café
Proseguendo negli esempi riguardanti la collaborazione per il raggiungimento di obiettivi sostenibili non ho potuto non proporre i Repair Cafè.
Si tratta di luoghi fisici propriamente attrezzati e nei quali sono presenti dei volontari che mettono a disposizione competenze specifiche per aiutare altre persone ad imparare come riparare oggetti di vario genere: dispositivi elettrici, elettronici, meccanici (lampadari, computers, cellulari, piccoli e grandi elettrodomestici), oggettistica varia, mobilio, capi d’abbigliamento ed altro ancora.
Un Repair Cafè nasce attraverso un meccanismo associativo di tipo spontaneo che punta a sviluppare la cultura del riuso e del riciclo, ad alimentare la coesione sociale ed il sostegno della comunità che lo circonda.
L’idea è nata in Olanda nel 2009, e si è diffusa velocemente in moltissimi paesi nel mondo.
Le riparazioni effettuate all’interno dei Repair Cafè sono gratuite ma è buona norma lasciare una piccola offerta; i tipi di riparazione effettuati variano a seconda del modello associativo della struttura, del suo regolamento e delle sue disponibilità (competenze, strumenti, spazio ecc.)
Il Repair Café Aggiustatutto a Roma
Durante l’organizzazione dell’evento volevo proporre un esempio concreto riguardante il funzionamento dei Repair Cafè. Ho avuto la possibilità di conoscere i fondatori dell’Aggiustatutto di Roma, che si sono dimostrati estremamente disponibili e hanno messo a disposizione il loro tempo per parlarmi del loro progetto e per fornirmi tutte le informazioni relative.
La loro iniziativa si basa su tre pilastri: ambiente, manualità, solidarietà.
Il motto dell’Aggiustatutto è «Non esiste giustizia ambientale senza giustizia sociale».
Si tratta di un’officina in cui ci si ritrova per parlare, confrontarsi sulle tematiche di tutela dell’ambiente, scambiare competenze ed imparare a riparare «sporcandosi le mani».
All’Aggiustatutto si impara a riparare un oggetto attraverso tre fasi: capire l’origine del guasto, capire il «come funziona» e studiare il «come fare» per ripararlo.
Fra le varie attività proposte troviamo corsi monotematici per imparare a riparare categorie specifiche di oggetti.
In alcuni casi la riparazione corrisponde ad un processo di trasformazione creativa, attraverso il quale oggetti che non riescono più ad assolvere la loro funzione e che non sono riparabili vengono trasformati in altro tipo di oggetti.
Nella partecipazione alle varie attività da parti dei volontari e degli avventori del cafè avviene uno scambio continuo di competenze fra generazioni diverse, che porta un arricchimento in entrambe le direzioni.
Attraverso l’attività del cafè si effettua la promozione del concetto di “economia solidale”: in questo senso l’attenzione all’individuo ed alla giustizia sociale è centrale rispetto alla sola ricerca del profitto economico.
Durante l’evento abbiamo potuto vedere questo video che racconta in modo efficace la storia del progetto:
La discussione di gruppo
Durante e dopo la presentazione dei contenuti abbiamo avuto modo di scambiare idee, proposte, punti di vista sugli argomenti coperti durante la presentazione.
Abbiamo avuto modo di conoscere il progetto partecipattiva.it del Comune di Vignola segnalatoci dalla prof. Rossella Sola, un progetto locale simile al meccanismo francese del Budget partecipativo e che sta portando ottimi risultati sul territorio.
Matteo Lascialfari ha raccontato la sua esperienza associativa e di partecipazione politica, sottolineando la necessità di far tornare le persone nello spazio pubblico dopo l’isolamento subito a causa della pandemia. Matteo ha inoltre evidenziato l’importanza del coinvolgimento di tutti gli strati della popolazione nella vita cittadina e nel meccanismo decisionale.
Olivier Gualtierotti ci ha raccontato come nello svolgimento della sua attività di consulente abbia avuto la possibilità di lavorare con uno studioso di preistoria per la creazione di una conferenza sulle origini della collaborazione fra gli esseri umani; questa esperienza gli ha consentito di sviluppare i contenuti trattati fino a creare un percorso di formazione mirato alla collaborazione all’interno delle aziende.
Questa idea è nata a seguito delle esperienze vissute durante il confinamento imposto durante la pandemia; la diffusa perdita di fiducia nel prossimo e la rinuncia forzata alla coltivazione dei legami umani ha portato numerosi fenomeni di depressione e di perdita del senso di comunità. Questi fenomeni si sono esacerbati con la messa in opera del telelavoro in quanto la maggior parte dei manager si è trovata impreparata a gestire il proprio staff a distanza.
Per un essere umano non è normale restare isolato per così tanto tempo e per questo una volta terminato il periodo di confinamento sono emerse numerose difficoltà nel ritornare ad una vita sociale.
Lo scopo degli strumenti messi in atto da Olivier insieme ai suoi colleghi è di considerare ciò che è successo e che sta succedendo e di poter ripartire con degli strumenti in grado di aiutare le persone a reintegrarsi nel proprio luogo di lavoro.
Olivier ha inoltre raccontato la sua personale esperienza come promotore di un progetto relativo al Budget Partecipativo della città di Suresnes; il progetto da lui proposto (e successivamente approvato dalla municipalità) riguarda l’integrazione all’interno del cinema cittadino di un dispositivo per la trasmissione del contenuto audio per non vedenti ed ipovedenti. Olivier ha tenuto a precisare l’importanza della corretta realizzazione di questi progetti e della necessità da parte dei proponenti di seguirne lo svolgimento e la messa in opera.
Anna Conti ha sottolineato l’importanza di eventi come questo in quanto costituiscono uno spazio libero di condivisione di idee e contenuti ed ha espresso la volontà di restare in contatto con i partecipanti per lo sviluppo di ulteriori attività riguardanti le tematiche sostenibili.
L’evento si è concluso in orario con riscontri positivi durante e dopo l’evento e con tante idee e spunti da sviluppare ulteriormente.
Per ulteriori informazioni potete contattarmi all’indirizzo: info@theslowcorner.com