Responsabilità Sociale d’Impresa: un Circolo Virtuoso che Genera Valore
Nell’introduzione di “The Triple Bottom Line” (1) Andrew W. Savitz spiega perché sia diventato essenziale per qualsiasi azienda prendere in considerazione l’argomento della sostenibilità:
“L’unico modo per avere successo nel mondo interdipendente di oggi è abbracciare la sostenibilità. Ciò richiede che le aziende identifichino un’ampia gamma di stakeholder a cui devono rendere conto, sviluppino relazioni aperte con loro e trovino il modo di lavorare con loro per ottenere vantaggi reciproci. A lungo termine, ciò creerà maggiori profitti per l’azienda e maggiore prosperità sociale, economica e ambientale per la società.”
Alla base della RSI c’è un concetto esteso di valore aziendale non solo legato al profitto finanziario dell’attività, ma anche al contributo che l’azienda dà alla società in termini di rispetto verso il contesto finanziario, sociale ed ecologico.
Restituire alla comunità significa instaurare un regime di scambio reciproco ed equilibrato: l’azienda utilizza le risorse che le vengono messe a disposizione, le impiega per gli scopi della sua impresa e restituisce valore alla comunità, generando così un circolo virtuoso.
Un chiaro esempio di questo ragionamento è rappresentato da Brunello Cucinelli, che ha fondato la sua attività nel campo dell’abbigliamento in cashmere sulla base di una forte spinta sociale e filosofico.
Da giovane Brunello viveva in campagna con la famiglia, fino al trasferimento in città dove il padre fu assunto in una fabbrica. Brunello ricorda che il padre tornava a casa e raccontava quanto fosse frustrato e triste per il modo in cui veniva trattato dai suoi superiori.
“Mio padre faceva un lavoro molto duro, senza mai lamentarsi del lavoro o dei pochi guadagni, ma veniva umiliato dal suo capo. A casa diceva: “Cosa ho fatto a Dio?”. In quei momenti mi sono detto: “Non so cosa farò della mia vita, ma qualunque cosa sia, la farò per la dignità del genere umano”.
Brunello non ha mai dimenticato questa esperienza e, quando ha fondato la sua azienda, ha deciso di lavorare nella direzione opposta rispetto all’esperienza del padre. La storia della sua impresa è estremamente stimolante. Di seguito un estratto della sua intervista rilasciata a Richard Nalley nel 2013:(2)
” “Riesci a immaginare come mi sento?”, chiede. “Voglio fare profitti: Sono un capitalista. Voglio farlo in modo etico e morale, ma voglio fare profitti. La domanda è: come dividere i profitti?”.
Alcune delle sue risposte a questa domanda: donare fino al 20% dei suoi profitti attraverso la Fondazione Brunello Cucinelli e praticare rapporti di lavoro basati sulla relazione. Ad esempio, non ha licenziato nessuno durante la crisi finanziaria post-2008 o ha pagato gli addetti al lavoro manuale il 20% in più rispetto alla media italiana, e non ha mai richiesto loro di timbrare il cartellino. Oppure la fornitura di una mensa sovvenzionata per i dipendenti in un grazioso edificio rinascimentale, che serve vino e cibo di qualità per a prezzo ridotto. Il pranzo dura 90 minuti e chi lo consuma qui è circondato da dirigenti, sarte, camionisti e, a un tavolo, da una famiglia allargata di robusti scalpellini dell’Europa dell’Est che Cucinelli ha tenuto più o meno costantemente al lavoro per anni.
Il suo accanito restauro del villaggio collinare di Solomeo, un tempo quasi deserto, è un classico mix di Cucinelli tra l’ideale e l’accortezza: “Restaurando questo borgo ho realizzato tre sogni: Il primo era quello di lavorare in un bel posto, il secondo era quello di restaurare qualcosa che apparteneva al passato e il terzo: ho capito che dare in garanzia alla banca le case restaurate era meglio che chiedere loro di fare un prestito su un’area industriale”.
Mentre gironzoliamo per la città, che emerge a spirale dalla pianura come la punta di un cono gelato al caramello, scendono i primi fiocchi di neve, preannunciando un’imminente tempesta. L’antica accozzaglia di edifici in pietra di campo color cachi, persiane in legno e tegole a mezza canna, è curata come una località turistica di questi tempi, senza graffiti in vista, rovine sbrecciate o pietre del selciato fuori posto. Cucinelli mostra lo scrigno di una casa-teatro che affaccia sulla piazza a terrazze e che ha costruito anche lui (“Di solito si vedono interni rossi in un teatro; questo l’abbiamo fatto in beige per mostrare il nostro gusto”). C’è una biblioteca, un anfiteatro e un paesaggio che invita a sostare sotto gli ulivi appena piantati.”
Ora che conosciamo un po’ meglio la filosofia e il lavoro di Cucinelli, quale sarebbe il modo giusto per definire il valore della sua azienda? Sarebbe sufficiente fare riferimento al valore finanziario della sua attività? La risposta è no, perché il risultato della valutazione sarebbe estremamente limitato.
Sarebbe più corretto includere nella nostra valutazione ciò che Cucinelli e la sua azienda hanno restituito alla comunità in termini di RSI? La risposta è sì, perché il valore del marchio Cucinelli non è solo quello di un’azienda di moda di lusso, ma comprende un insieme di valori e buone pratiche in grado di portare verso obiettivi che sono auspicabili per qualsiasi impresa.
Sarebbe corretto valutare l’eredità che sta lasciando alla società in termini di Triple Bottom Line? Sì, sarebbe corretto.
È un dato di fatto che sviluppare un’attività imprenditoriale intorno ai principi della CSR, della sostenibilità e della TBL aumenta il valore dell’azienda in diversi ambiti:
– ambientale: riduzione degli impatti e dei rischi, aumento dei risparmi in termini di risorse naturali ed energetiche;
– finanziario: riduzione del rischio di multe, riduzione dei costi assicurativi, riduzione dei costi di produzione, riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti, accesso facilitato ai finanziamenti;
– strategico: sviluppo organizzato dell’impresa nel lungo periodo, maggiori opportunità commerciali, migliore immagine pubblica dell’azienda, migliore valutazione in caso di M&A.
Il processo di RSI e di rendicontazione non finanziaria spinge l’azienda verso un processo di sviluppo e miglioramento continuo che dà la possibilità di agire con flessibilità in un ambiente in continua evoluzione e, quindi, rafforza l’azienda e la rende meno vulnerabile di fronte a eventi imprevisti.
Per maggiori informazioni sull’argomento, non esitare a contattarmi all’indirizzo: info@theslowcorner.com
(1) SAVITZ Andrew W., WEBER Karl, The Triple Bottom Line, Jossey-Bass, John Wiley & Sons Inc., 2014.
(2) NALLEY Richard, Brunello Cucinelli: Life By Design, ForbesLife, April 25th 2013.